Il gattino era malato.
Nelle molte varianti di questa leggenda, ora ad accorgersi e disperarsi di questo triste fatto fu l’amorevole padroncina bambina, ora l’anziana signora che infinite creature della stirpe gattesca aveva assistito.
Il gattino era malato, e deperiva. A nulla valsero i consulti con luminari della veterinaria: costose analisi furono condotte, esami del sangue, delle urine, e quant’altro la moderna scienza medico-veterinaria può mettere a nostra disposizione: senza motivo apparente, il piccolo deperiva, perdeva peso ogni giorno, e le speranze di vederlo un giorno guarire andavano dileguandosi.
Un giorno la padroncina, ma potrebbe anche essere un padrone, che già disperava, si accorse che sotto la coda del micetto spuntava qualcosa di strano.
Si precipitò a controllare: e, sí, spuntava qualcosa di strano: qualcosa di azzurro, per la precisione.
La padroncina si armò di coraggio, prese delle pinzette e afferrò il corpo estraneo che spuntava dalle viscere del gattino: e lentamente prese a estrarlo.
Immaginate con quale stupore constatò che il corpo estraneo, che man mano fuoriusciva, disponeva di ragguardevoli dimensioni; fino a che la verità si rivelò pienamente. Si trattava di una busta di plastica per la spesa, che evidentemente il cucciolo aveva ingurgitato, con le conseguenze dolorose fin qui esposte.
La leggenda ha un lieto fine. Liberato dall’ingombrante presenza, il gattino riprese peso e vitalità, e tutto si concluse per il meglio.
Io commenterei solo che una banale osservazione delle abitudini dei gatti porterebbe chiunque a escludere che un micetto possa ingurgitare qualcosa che non consista in enormi quantità di sostanze commestibili. Ma molti hanno creduto il contrario, e la leggenda ha avuto una sua fortuna.
8 ottobre 2007
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