Hoax e mistificazioni
Ritrovamento di una Bibbia vecchia di 1500 anni



La rete permette il diffondersi, a inusitata velocità, di numerosi atti di disinformazione. Appena un paio di giorni fa ho veduto ricomparire, con la sfrontata freschezza di una nuova rivelazione, una falsa notizia già circolata - e ovviamente già smentita - molti anni fa.
Ecco la notizia: È stata trovata in Turchia una Bibbia avente circa 1500-2000 anni, attualmente esposta nel Museo Etnografico di Ankara. Scoperto nel 2000 e, successivamente tenuto segreto, il libro contiene il Vangelo di Barnaba - un discepolo di Cristo - il quale rivela che Gesù né è stato crocifisso, né è il figlio di Dio, ma è solo un profeta. Il libro, inoltre, giudica l’apostolo Paolo come un impostore. Il libro sostiene anche che Gesù ascese al cielo vivo, e che Giuda Iscariota fu crocifisso al suo posto.
L’articolo prosegue con una serie di deliziose osservazioni, tra le quali: “le autorità religiose di Tehram (scilicet “Teheran”) insistono sul fatto che il libro sia originale” (scilicet “autentico”); “Gesù prevede anche la venuta del Profeta Maometto, che avrebbe fondato l’Islam 700 anni dopo”; “la Chiesa Cattolica raccolse a mano i vangeli che formano la Bibbia come la conosciamo oggi, omettendo il Vangelo di Barnaba (tra molti altri) a favore dei quattro vangeli canonici”.

Non mi sembra necessario riportare altri passi. Vediamo però di formulare qualche piccola osservazione.
Per prima cosa, il testo non è databile né a 1500 anni fa (data che sarebbe comunque incompatibile con l’ipotesi che sia stato scritto da un discepolo di Gesú Cristo) né tantomeno a 2000 anni fa. Una datazione antica sarebbe infatti smentita da numerosi anacronismi presenti nel testo, uno dei quali, il riferimento alla ricorrenza secolare dell’anno giubilare, permette di datare il testo come sicuramente posteriore al 1300 d.C. (anno in cui il pontefice Bonifacio VIII istituí il primo anno giubilare, che avrebbe poi dovuto ricorrere ogni cento anni) e anteriore al 1350 d.C. (anno in cui il pontefice Clemente VI indisse un nuovo giubileo, abbreviando a cinquant’anni l’intervallo tra due anni giubilari).
Si cita poi la nascita indolore di Gesú: concetto che non è mai stato espresso nel mondo cristiano prima di San Tommaso d’Aquino (1225-1274).
Vi è poi nel testo l’affermazione che il frutto proibito mangiato da Eva sarebbe stato una mela. Per quanto questa idea sia piuttosto radicata nell’immaginario collettivo, anche dei Cristiani, va detto che in nessun luogo dei testi sacri dell’Ebraismo e del Cristianesimo il frutto è identificato con una mela: l’identificazione avvenne molto piú tardi, forse a causa di un’interpretazione stretta del sostantivo latino pomum. È ben chiaro che il testo biblico non è particolarmente interessato a determinare di che frutto si trattasse: melagrana, pera o fico, quel che importa è naturalmente la scelta di Eva di accedere alla conoscenza del bene e del male.
A livello di contraddizioni interne del testo, basterà ricordare che in esso Gesú è chiamato Cristo ma poi si nega che egli fosse il Messia: l’autore del falso evidentemente ignorava l’equivalenza fra i due termini. Il greco Christós corrisponde infatti all’ebraico Messiah.

Il testo, insomma, è un chiaro esempio di falso medioevale che rimastica, in maniera peraltro non ortodossa, una serie di concetti fondamentali per l’Islam: la non divinità di Gesú Cristo e il fatto che il vero Messia sia Maometto. Non v’è da stupirsi che le autorità religiose di Teheran (che non sono certo autorità in campo filologico) insistano sull’autenticità del manoscritto.
Sorprendente è semmai che questa notizia, già largamente sconfessata in quanto mistificazione negli scorsi anni, ricominci bellamente a circolare periodicamente, e ogni volta abbia nuovamente risonanza.
Per una confutazione sistematica del Vangelo di Barnaba mi pare molto chiaro ed esaustivo il testo reperibile a questo indirizzo.

23 novembre 2014


Questo testo è proprietà intellettuale dell’autore, Ferruccio Sardu. La sua riproposizione, anche parziale, implica la citazione della fonte.

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