Nella mitologia nordica Iðunn è una degli æsir, ossia delle divinità supreme. Ella è sposa del dio della poesia, Bragi.
Iðunn è la dea della fecondità, e suo è il compito di custodire e donare agli altri æsir le mele dell’eterna giovinezza. È solo nutrendosi di queste mele che gli dèi vivono eternamente giovani.
Narra l’Edda che un giorno Óðinn viaggiava insieme a Loki e Hœnir. Catturato un bue, tentarono di cucinarlo, ma per una qualche magia il fuoco non lo coceva. Si trattava in effetti di un incantesimo causato da un’aquila, che offrí agli dèi di lasciare che il fuoco cocesse il bue, a patto che anche lei potesse averne una parte.
In verità, dietro le spoglie del rapace si celava il gigante Þjazi, cosa della quale però gli dèi non si resero conto.
Óðinn e Hœnir acconsentirono alla richiesta, ma quando il bue fu cotto e l’aquila vi si accostò per prendere la propria parte, l’ingannevole Loki la trafisse con un bastone. L’aquila si levò in volo, e Loki si ritrovò suo prigioniero. Per essere liberato, promise all’aquila di usare l’inganno per indurre Iðunn a lasciare Ásgarðr.
In seguito Loki raccontò a Iðunn di aver trovato in un bosco delle mele preziose quanto le sue, e le propose di andare a vederle. Vinta dalla curiosità la dea si lasciò persuadere a seguire Loki nel bosco, e qui, sotto forma di aquila, il gigante Þjazi la rapí, portandola nella propria casa.
In assenza di Iðunn gli æsir invecchiavano, i loro capelli si fecero grigi. Resisi conto che la scomparsa di Iðunn era da imputare a Loki, lo costrinsero ad andare in cerca della dea. Trasformatosi in falco, Loki raggiunse la dimora di Þjazi, nel luogo chiamato Þrymheimr, nella direzione di Jötunheimr. Trovata Iðunn, Loki la trasformò in una noce, per poterla portare con sé in volo. Volò verso Ásgarðr, ma presto si accorse di essere inseguito da Þjazi in forma d’aquila.
In prossimità di Ásgarðr però gli dèi, vedendo che Loki era inseguito dall’aquila, appiccarono fuoco a una gran quantià di trucioli, provocando una grande fiammata attraverso la quale Loki poté passare, mentre Þjazi perí.
Il mito presenta evidenti punti di contatto sia con miti greci (il rapimento di una dea della fecondità condotta in un luogo infernale ci rimanda al mito di Persefone) che ebraici (nel giardino dell’Eden a Adamo è fatto divieto da Dio di mangiare i frutti dell’albero dell’eterna giovinezza).
3 ottobre 2011
Questo testo è proprietà intellettuale dell’autore, Ferruccio Sardu. La sua riproposizione, anche parziale, implica la citazione della fonte.
← Precedente Successivo →
Torna al menu della Mitologia Nordica