Diverse sorti hanno i mortali quando giunge la loro ultima ora: Hel è il triste ricovero delle anime di coloro i quali sono morti senza gloria, vuoi di vecchiaia, vuoi di malattia. Hel è un luogo tenebroso, battuto da gelidi venti e
piogge: similmente ad altre concezioni dell’oltretomba, qui le ombre dei morti non conoscono gioia. Hel prende il nome dall’oscura figlia di Loki, che ad esso sovrintende.
I malvagi tuttavia non dimorano in Hel: le loro ombre, qui radunate, sono poi scagliate in un luogo ancor piú infero, chiamato Niflhel.
Miglior destino attende coloro i quali sono morti gloriosamente in battaglia: le loro anime si radunano nel Valhöll, luogo il cui nome significa «sala dei prescelti», posto sotto la tutela dello stesso Óðinn. Qui i defunti continuano a essere guerrieri, e prendono il nome di Einherjar, che
significa «combattenti». Quando un valoroso muore in battaglia, delle dee chiamate Valchirie scendono sul campo di battaglia per raccoglierlo, e lo conducono a Valhöll, dove gli mescono birra e idromele. Ogni giorno gli Einherjar si destano al canto del gallo Gullinkambi, indossano le loro armature e si recano su un
campo dove combattono fra di loro, ferendosi anche mortalmente; tuttavia risorgono per il pranzo, e tutti insieme mangiano e bevono in concordia. Quando giungeranno i Ragnarök, gli Einherjar costituiranno un temibile esercito e si schiereranno al fianco di Óðinn per combattere le forze del male.
Coloro che muoiono in mare sono invece raccolti nella rete di Rán, moglie del dio del mare Hlér, chiamato anche Ægir. Essi sono condotti nella sua dimora, chiamata Ránheimr. Ciò non deve stupire, poiché il mare è in verità un altro mondo, e su di esso l’autorità di Óðinn
non si estende.
Di Rán si dice che sia madre delle onde, e chi si mette per mare deve sempre temere che esse lo catturino per dirigerlo alla rete della madre. Le figlie di Rán sono nove, e ciascuna sovrintende a un diverso tipo di onda. Poiché di Hlér si dice che organizzi grandi feste per gli æsir, si ha motivo di ritenere che
i morti in mare siano trattati con benevolenza da Rán; si dice anche di chi è morto in mare che «è ospite di Rán». A questi morti talora è anche consentito di presenziare al proprio funerale, e questo è un segno certo della benevolenza della dea.
21 ottobre 2011
Questo testo è proprietà intellettuale dell’autore, Ferruccio Sardu. La sua riproposizione, anche parziale, implica la citazione della fonte.
← Precedente Successivo →
Torna al menu della Mitologia Nordica