Mitologia romana
Giano



Giano, Ianuus in lingua latina, è una delle piú antiche e importanti divinità del mondo romano. È nota la sua tradizionale raffigurazione come dio bifronte, dio dai due volti e quindi capace di vedere sia il passato (con una chiarezza che agli esseri umani è negata) sia il futuro (che noi non possiamo scorgere). Cosí, mentre gli esseri umani si muovono nel tempo come chi cammina all’indietro, lo sguardo sempre rivolto al cammino compiuto ma incapaci di vedere dove stanno andando, egli ha piena consapevolezza non solo di ciò che è trascorso ma anche di ciò che verrà. Giano preesiste alla creazione del mondo e dell’uomo, e occupa una posizione del tutto particolare tra tutti gli dèi. Benché i romani non abbiano avuto dei sacerdoti, dei flamines, a lui dedicati, il suo culto era preminente perfino rispetto a quello degli dèi maggiori; le sue cerimonie, in età monarchica, venivano amministrate dallo stesso re, e in seguito da un magistrato, rex sacrorum, che ne aveva ereditate le prerogative. Alcuni storici indicano peraltro Giano come creatore del mondo, e nel carmen saliare è chiamato divum deus, dio degli dèi, e divum pater, padre degli dèi. È uso comune rivolgersi a lui chiamandolo padre.
Nel suo nome si ravvisa la radice indoeuropea *EY- che designa il movimento, qui per estensione il divenire, comune anche al verbo īre: egli è dio degli inizi, e a lui è dedicato ianuarius, il mese che apre l’anno. Al suo nome si ricollega anche il sostantivo ianua, porta, poichè Giano presiede ai passaggi e li sorveglia.
Sappiamo che con la linfa dei boschi Camesene Giano generò Tiberino, dio del fiume Tevere; e con la linfa Giuturna generò Fonto, dio delle sorgenti. Molte altre linfe sono sue figlie.
Un legame particolare fu quello che questo dio ebbe con Saturno (dio della terra) e con la sua consorte Opi (dea della prosperità). Quando Giano ricevette questi due dèi, e da lui ebbe in dono il sapere dell’agricoltura, ebbe inizio il regno di Saturno, che per l’umanità fu anche l’età dell’oro, prima che la terra fosse percorsa da lunghe strade e prima che il lavoro dei campi comportasse sudore e fatica.

6 dicembre 2011


Questo testo è proprietà intellettuale dell’autore, Ferruccio Sardu. La sua riproposizione, anche parziale, implica la citazione della fonte.


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