Mitologia romana
Le linfe
Capita ogni tanto, nell’ascolto dei miti romani, di udir parlare delle linfe. Si tratta di divinità minori, strettamente connesse alle sorgenti. Si può anzi dire che ogni sorgente e ogni corso d’acqua siano abitati da queste creature. Le linfe sono solitamente figlie di dèi, e sovente amate da dèi, anche se non mancano casi di loro amori con i mortali. Il loro nome ha un’origine controversa: la grafia latina è in effetti piuttosto particolare: lympha, ed è evidente che risente dell’influenza della grafia del sostantivo greco νύμφη¹, da cui il latino nympha, che esprime un concetto per certi versi analogo, benché non sovrapponibile.
La grafia lympha è stata adottata tardivamente in sostituzione della piú normale limpa, termine nel quale è facile ravvisare la connessione con l’aggettivo limpidus, che siamo soliti riferire proprio alle acque delle sorgenti. La radice del sostantivo limpa è a sua volta riconducibile alla radice indoeuropea *LIKW- che possiamo ancora riscontrare nel sostantivo latino liquor (anche nel significato di «acqua») e nei suoi derivati.
Il culto delle linfe era diffuso in tutto il mondo italico, dunque anche in area etrusca, umbra ed osca. Era loro prerogativa quella di dare ai mortali non solo ristoro, ma anche la salute.
- Sostantivo che è invece etimologicamente connesso con la radice *NUB-, visibile anche nel latino nubere, «andare in isposa».