Curiosità informatiche
La rete sommersa



Nel mondo dell’informatica, il Deep Web («Web sommerso») non è propriamente una curiosità. Non solo tutti ne hanno sentito parlare, ma appartiene alla comune esperienza di ogni utente di Internet.
Precisiamo che il World Wide Web (letteralmente, «ragnatela che si estende sul mondo») è un servizio di Internet che consiste essenzialmente in una rete di contenuti grafici, testuali e multimediali collegati tra loro e navigabili dagli utenti tramite pagine costruite prevalentemente con un linguaggio descrittore chiamato HTML.
Propriamente, il concetto di Deep Web si contrappone a quello di Surface Web: Web di superficie. Per distinguere queste due aree della rete, bisogna fare riferimento ai motori di ricerca come Bing, Google e altri. Il Surface Web è la somma di tutte quelle pagine che i motori di ricerca indicizzano, ovvero riconoscono e classificano nei loro database per renderle raggiungibili e fruibili agli utenti. Il Surface Web comprende circa due miliardi di pagine, che però ammontano a meno dell’ 1% del totale.
Tutte le pagine che per un motivo o per un altro non sono indicizzate dai motori di ricerca costituiscono il Web sommerso: il Deep Web. I motivi per cui una pagina non viene indicizzata sono molteplici: ad esempio, le pagine che vengono generate dai servizi di posta elettronica online non lo sono per il semplice motivo che non sono destinate alla navigazione e fruizione di qualunque utente ma solo di chi è legittimato a visualizzarle. Cosí pure le transazioni finanziarie che avvengono sui siti di e-commerce come eBay o Amazon, o IBS (per citare un sito italiano); o i servizi a pagamento, come quelli offerti da Netflix (benché alcune pagine del sito di Netflix siano indicizzate, ciò non vale per la maggior parte dei contenuti, ai quali può accedere solo il pubblico ristretto costituito dai sottoscrittori di un abbonamento). Ancora, troviamo nel Deep Web le informazioni sanitarie e tutte quelle riservate che ci vengono inviate da uno o da un altro ente. Aggiungiamo i forum riservati, le pagine non indicizzate dei social network, i database privati (da quelli degli enti di ricerca alla raccolta di fotografie che un utente può collocare su Internet riservando solo a sé e a poche persone autorizzate la fruizione).
Insomma, tutto quel che esiste sul Web ma non è pubblico, e dunque non è raggiungibile tramite i motori di ricerca, appartiene al Deep Web. Parliamo di piú del 99% del totale.

Una minuscola parte del Deep Web è denominata Dark Web. Difficilmente accessibile ai navigatori, e solo tramite strumenti specifici, il Dark Web è un’area in cui proliferano (oltre a molti siti di scam) i servizi illegali. Qui si va dalla vendita di armi a quella di stupefacenti e all’offerta di servizi che vanno contro la legge, come ad esempio il traffico di materiale pedopornografico. I servizi in questione vengono raggiunti dagli utenti tramite collegamenti che ottengono da persone che hanno i loro stessi, chiamiamoli cosí, interessi, contattate attraverso forum nascosti e illegali.

La distinzione tra Deep Web e Dark Web è fondamentale, ma spesso tra i due concetti si fa confusione, peraltro sovrastimando le reali dimensioni del «Web oscuro», che non raggiunge che uno 0,001% del totale del Web. Confusione che vien fatta anche da molte testate giornalistiche, che scambiano indifferentemente i due termini, senza peraltro valutare correttamente l’estensione dei fenomeni illegali presenti nella parte sommersa della rete.
Se da quel che abbiamo scritto appare evidente che la parte non oscura del Deep Web è quotidianamente frequentata da quasi tutti gli utenti (chi non accede al proprio conto bancario o a una casella email online?), certo non è cosí per il Dark Web, per i cui sentieri si aggirano, oltre a qualche esploratore curioso, perlopiú persone che non vorremmo incontrare.

La rete
Immagine tratta dal sito https://openclipart.org, elaborata dallo staff di Laurasia.

Si usa comunemente la metafora dell’iceberg per parlare del Web di superficie e di quello sommerso. Magari è una metafora banale, ma ho deciso di includere a mia volta un’immagine che esemplifica graficamente i contenuti di questa pagina.

28 ottobre 2020


Questo testo è proprietà intellettuale dell’autore, Martino Sanna. La sua riproposizione, anche parziale, implica la citazione della fonte.


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