Dopo aver posto Adamo ed Eva nell’Eden, Dio aveva permesso loro di cibarsi dei frutti di qualunque albero, con un’eccezione: si trattava dell’albero della conoscenza del bene e del male. Spiegò Dio che mangiare di quei frutti avrebbe significato morire.
Adamo ed Eva osservarono il divieto, fino al giorno in cui l’invidioso serpente volle confondere Eva. La invitò ad assaggiare uno dei frutti e, quando Eva rifiutò dicendo che il frutto l’avrebbe portata alla morte, il serpente rispose che si trattava di un inganno: i frutti non davano la morte ma la conoscenza, ed era proprio la conoscenza che Dio intendeva negare agli uomini, poiché in caso contrario sarebbero divenuti simili a lui. Poi il serpente spinse Eva brutalmente contro l’albero, e quando lei sentí il legno toccarle la schiena pensò che ormai la morte l’avrebbe raggiunta. Non sopportando il pensiero di morire, e che Dio avrebbe dato ad Adamo un’altra donna, mangiò infine del frutto; poi lo porse ad Adamo, pregandolo di mangiarne, cosicché qualunque sorte le fosse toccata, egli la condividesse. E ancora, offrí del frutto a tutti gli animali, e tutti ne mangiarono, tranne uno: la fenice. Il frutto diede agli uomini conoscenza e mortalità; e rese mortali tutti gli animali, tranne la fenice: che continua a vivere in eterno.
Quando Dio scoprí quel che era successo, sorprendendo Adamo che si nascondeva poiché era divenuto consapevole della sua nudità, volle punire il serpente: lo privò delle zampe, condannandolo da quel giorno a strisciare sulla Terra. Puní Eva sottomettendola ad Adamo e condannandola ai dolori del parto; e puní Adamo condannandolo a strappare il nutrimento alla terra con fatica.
Ora che gli uomini erano divenuti mortali Dio volle impedire che potessero riacquistare la vita eterna: poiché consapevolezza e immortalità li avrebbero elevati troppo. Condusse dunque Adamo ed Eva via dall’Eden, poiché nel giardino si trova un altro albero i cui frutti danno la vita eterna; e a guardia dei cancelli dell’Eden pose un cherubino. Per il loro pentimento Adamo ed Eva furono perdonati, ma le conseguenze delle loro azioni rimasero, e si estesero a tutti i loro discendenti.
10 novembre 2011
Questo testo è proprietà intellettuale dell’autore, Ferruccio Sardu. La sua riproposizione, anche parziale, implica la citazione della fonte.
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