Mitologia ebraica
La morte di Caino



La vita di Caino fu lunga e tormentata. Dopo l’uccisione di Abele era stato colpito dal castigo di Dio: portava un corno in mezzo alla fronte, era tormentato dal rimorso, e non poteva dormire né liberarsi dalla fame; ancora, i suoi desiderî non potevano realizzarsi e la sua fama di fratricida si era diffusa per il mondo, insieme al divieto per tutti gli uomini di offrigli amicizia o di ucciderlo.
La morte venne infine, inopinatamente, per mano di Lamech, che di Caino era discendente. Egli era un abile cacciatore, ma ormai molto vecchio e cieco, e per cacciare si faceva assistere dal proprio figlio Tubal Cain. Un giorno, mentre Lamech cacciava, Tubail Cain vide un movimento in lontananza e aiutò il vecchio padre a prender la mira: la freccia scoccò e colpí Caino, togliendogli la vita. Quindi Tubal Cain e Lamech rinvennero il corpo e il vecchio cacciatore, disperato per aver ucciso il proprio bisnonno, senza rendersi conto di quel che faceva, prese ad agitarsi e colpí il proprio figlio con un coltello, togliendogli la vita. Fu cosí che, senza voler fare alcun male, Lamech uccise due volte il proprio sangue.
Le due mogli di Lamech, Adah e Zillah, non vollero piú giacere con lui, poiché ritenevano che l’eventuale frutto dell’amore con Lamech sarebbe stato maledetto da Dio. Ma infine Adamo stesso ordinò alle donne di ubbidire ai desideri del loro vecchio marito. Fu cosí che poco tempo dopo nacque Noè, da Lamech e Zillah. Quello fu anche il giorno in cui morí Adamo.

16 novembre 2011


Questo testo è proprietà intellettuale dell’autore, Ferruccio Sardu. La sua riproposizione, anche parziale, implica la citazione della fonte.


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