Mitologia ebraica
Asmodeo e Salomone



Un giorno il re Salomone che, secondo le indicazioni divine, intendeva far costruire il Tempio di Gerusalemme senza l’impiego di alcuno strumento metallico¹, decise di servirsi dell’opera del demone Asmodeo. Per prima cosa dunque mise il demone in catene, quindi si fece rivelare la localizzazione dello Shamir, una creatura simile a un verme capace di scavare le pietre. Il tempio fu cosí costruito, ma Salomone fece l’errore di farsi beffe di Asmodeo, che aveva ridotto all’impotenza; non appena il demone fu liberato, si vendicò assumendo l’aspetto del re e cominciò a regnare in sua vece: mentre Salomone si ritrovò a vagare come mendico, senza che nessuno lo riconoscesse.
Asmodeo fu infine smascherato, in conseguenza dei suoi comportamenti lussuriosi: ad esempio, mostrò concupiscenza per donne mestruate e con loro cercò di avere rapporti, in violazione dei comandamenti della Torah. Cosa ancor piú grave, concupí e cercò di possedere perfino Bathsheba, la madre di Salomone.
L’intera vicenda ha una componente edificante, dal momento che il comportamento arrogante del re Salomone viene stigmatizzato e punito: Asmodeo risulta quindi, almeno in parte, strumento di una giustizia superiore attraverso il quale la giusta punizione colpisce il re per la sua empietà.
  1. La disposizione si spiega con il fatto che gli strumenti metallici possono essere utilizzati come armi: la loro natura è quindi in contrasto con quella del Tempio.

25 luglio 2014


Questo testo è proprietà intellettuale dell’autore, Ferruccio Sardu. La sua riproposizione, anche parziale, implica la citazione della fonte.


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