Mitologia ebraica
I dybbuk



Nella cultura ashkenazita dell’età moderna si è andata diffondendo la particolare credenza nei dybbuk: si tratta delle anime di uomini morti che prendono possesso del corpo dei viventi. Per quanto fin dall’antichità nella cultura giudaica siano riferiti casi di possessione, tuttavia la credenza nei dybbuk appare del tutto moderna: si affaccia infatti nel XVI secolo senza essere preceduta da una solida tradizione. Merita di essere osservato che l’idea di una possessione operata dall’anima di un essere umano distacca nettamente la cultura ebraica da quella cristiana, nella quale la possessione può avvenire solo per opera di un agente demoniaco. L’idea del fantasma invece, pur ben radicata nell’immaginario popolare degli europei, è del tutto estranea all’ortodossia cristiana.
La condizione che porta a questa forma di possessione è determinata dal fatto che alcune anime, i cui peccati sono stati troppo grandi, non vengono ammesse nella Gehenna, il luogo in cui i morti devono espiare i loro peccati per essere purificati prima di essere ammessi al Giardino dell’Eden. Queste anime si trovano di conseguenza in una condizione di sospensione che le spinge a impossessarsi del corpo di un vivo. È però cosa nota che succede molto piú spesso alle donne che agli uomini essere vittime di tale possessione.
Una possibile soluzione della scomoda convivenza delle due anime in un sol corpo è l’intervento di un esorcista che provveda a purificare l’anima del peccatore, permettendole cosí di essere ammessa alla Gehenna. Notiamo anche in questo caso una sostanziale differenza fra la mentalità giudaica e quella dei cristiani: mentre per questi ultimi l’esorcismo è sempre un rimedio volto alla salvaguardia della vittima, per l’ebraismo è presente anche un fine benefico rivolto verso l’anima tormentata che ha attuato la possessione.
Esistono peraltro anche forme diverse di possessione, fra cui quella operata da un’anima buona che prende possesso del corpo di un vivente a suo beneficio. In questi casi non è necessario provvedere ad alcuna forma di esorcismo, dal momento che l’anima buona, terminato il compito che l’ha spinta a trasmigrare nel corpo del vivo, si ritirerà spontaneamente.

2 dicembre 2014


Questo testo è proprietà intellettuale dell’autore, Ferruccio Sardu. La sua riproposizione, anche parziale, implica la citazione della fonte.


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