Mitologia greca
Lamia



Lamia, in greco Λάμια, fu la bellissima figlia del re della Tebaide Belo, figlio di Libia e Poseidone. Dopo la morte del fratello Danao, ebbe il governo della Libia; e a quei tempi fu sedotta da Zeus.
L’amore di Lamia e Zeus suscitò la gelosia di Era, che uccise tutti i figli della coppia, e condannò la donna a non poter mai chiudere gli occhi; il terribile dolore condusse Lamia alla follia, anche perché in ogni momento vedeva l’immagine dei propri bambini morti. Invano Zeus tentò di lenire il suo dolore donandole la capacità di rimuovere gli occhi dalle orbite per poter riposare.
A nulla valse il dono di Zeus: sconvolta, Lamia prese a odiare i figli di tutte le altre madri, e da allora vaga uccidendo i bambini. Prese anche l’abitudine di sedurre giovani uomini per poi nutrirsi del loro sangue.
Si dice anche che la capacità di rimuovere gli occhi dette a Lamia il dono della profezia, poiché privarsi della vista concede il privilegio di accedere a una superiore percezione.
La sventurata Lamia rappresenta una delle figure in cui si attua un capovolgimento esistenziale: il dolore la trasforma da madre affettuosa nell’antimadre per eccellenza. Il suo nome divenne nome comune per designare altre donne demoniache che seducono gli uomini per berne il sangue: queste creature sono dette lámiai in greco, termine che presenta forse la stessa radice del sostantivo latino lemures.

7 ottobre 2011


Questo testo è proprietà intellettuale dell’autore, Ferruccio Sardu. La sua riproposizione, anche parziale, implica la citazione della fonte.


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