Mitologia greca
L’evirazione di Urano



Urano, signore del cosmo, aveva generato in Gea i giganti e i ciclopi; ma poi ebbe in odio i ciclopi, e li allontanò dalla propria vista, relegandoli nell’abisso chiamato Tartaro.
Generò quindi in Gea i Titani, che furono creature divine prima degli dèi olimpici. Questi sono i loro nomi: Iperione, Oceano, Ceo, Crio, Giapeto e Crono; e Temi, Mnemosine, Teti, Teia, Febe e Rhea.
Gea portava rancore a Urano per aver esiliato i ciclopi suoi figli, e per questo motivo fomentò la ribellione dei titani. Crono in particolare, armato di un falcetto, attese che Urano si unisse a Gea, e in quel momento lo prese di sorpresa e lo attaccò, evirandolo con un sol colpo. Gettò poi lontano i suoi organi genitali, e dal sangue che ne sgorgava, o forse dal seme divino di Urano, la Terra fu ancora fecondata: e fu cosí che ella fu gravida delle infernali erinni, donne alate e con il capo ricoperto di serpenti, destinate a punire i crimini piú odiosi: in particolare, quelli commessi contro il proprio sangue. Insieme alle erinni furono anche concepite le tre melie, dette anche ninfe del frassino, che sono invece divinità benevole.
Urano, cosí mutilato, perse il potere: da quel giorno il signore dei titani fu Crono. È pure da quel giorno che la terra e il cielo sono separati, cosí come oggi noi li percepiamo.
I titani liberarono i ciclopi dal Tartaro: tuttavia Crono, non appena ebbe la signoria sul cosmo, divenne diffidente di tutti i suoi fratelli, e infine relegò nuovamente nell’abisso i ciclopi e i giganti dalle cento braccia.

14 ottobre 2011


Questo testo è proprietà intellettuale dell’autore, Ferruccio Sardu. La sua riproposizione, anche parziale, implica la citazione della fonte.


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