Al termine della
titanomachia Crono e i suoi fratelli titani: Iperione, Ceo, Crio, Giapeto e Oceano, furono esiliati
nel profondo abisso chiamato Tartaro: lo stesso destino a cui precedentemente avevano condannato i ciclopi e i giganti dalle cento braccia. Il titanide
Atlante, che si era posto a capo della guerra contro gli olimpici, ebbe in sorte una punizione ancor peggiore: da quel giorno fu condannato a reggere con
le proprie spalle il peso della volta celeste.
Quel giorno ebbe fine l’età di Crono, come in precedenza aveva avuto fine il dominio di Urano. Da allora l’universo è soggetto a un nuovo
ordine, quello di Zeus, e cosí sarà fino al giorno in cui un figlio di Zeus e
Meti porrà fine a questa
età, e forse alla stessa stirpe umana.
Dopo la fine della titanomachia i tre figli maschi di Crono, ovvero Ade, Poseidone e Zeus, si fecero avanti per prenderne il posto come reggente
dell’universo. Dal momento che tutti e tre avevano eguale diritto ad avanzare pretese sul trono, si accordarono per un sorteggio, sulla base del quale si
sarebbe deciso come riorganizzare il cosmo. Stabilirono che il potere sulla Terra sarebbe spettato a tutti e tre; e che uno avrebbe avuto il sommo potere
sui cieli, uno sui mari, e uno sugli inferi. Cosí posero tre tessere in un elmo e ognuno dei tre ne estrasse una: a Zeus toccò in sorte il
cielo, a Poseidone il mare, ad Ade gli inferi. La sorte naturalmente è decisa dalle moire, e cosí fu stabilito il nuovo ordine.
Le armi che avevano ricevuto dai ciclopi furono da allora simbolo del potere dei tre fratelli: cosí Zeus solo brandisce la folgore, Poseidone il
tridente, e Ade l’elmo dell’invisibilità.
27 ottobre 2011
Questo testo è proprietà intellettuale dell’autore, Ferruccio Sardu. La sua riproposizione, anche parziale, implica la citazione della fonte.
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