Mitologia greca
Iris e le arpie



Tra le potenze primigenie che si affacciarono al mondo nei suoi primi tempi va ricordato Ponto, personificazione del mare, che fu generato da Gea per partenogenesi. Ponto ebbe poi con Gea diversi figli, tra cui Taumante, anch’egli una divinità marina; e Taumante sposò l’oceanina Elettra. Le oceanine, anch’esse divinità delle acque, erano figlie dei titani Oceano e Teti.
Ora, Taumante ed Elettra ebbero alcune figlie, molto diverse fra loro. Una fu infatti Iris, graziosa e luminosa, che personifica l’arcobaleno. Ella fu anche messaggera degli dèi: ricordiamo ad esempio che quando Demetra, irata per il rapimento di Persefone, impediva che i frutti e l’erba crescessero, fu proprio Iris che Zeus inviò per cercare di placare l’ira della madre affranta.
Se Iris era graziosa e benvoluta, ben differenti erano le sue tre sorelle: Aellopode, Celeno e Ocipete, che furono denominate arpie. Con la splendida Iris avevano infatti in comune solo la velocità; avevano corpo di uccelli rapaci (e questo è il significato del loro nome) e crudeli artigli, ma il loro era volto di donna. Si trattava di creature odiose e orrende. Si ricorda che tormentarono a lungo l’indovino Fineo, che era stato accecato da Borea per aver precedentemente accecato i propri figli. Le arpie, ogni qualvolta Fineo si sedeva a tavola, si precipitavano sul suo desco e gli rubavano tutto il cibo, per di piú lordandogli la tavola con resti puzzolenti. Fu proprio a causa di queste azioni che infine le odiose sorelle di Iris trovarono la morte: quando gli argonauti giunsero a Salmidesso, dove l’indovino viveva, gli domandarono quale fosse la rotta da seguire per giungere nella Colchide. Fineo rispose che avrebbe loro indicato la rotta a patto che lo liberassero dalle sue persecutrici. Cosí due degli argonauti, Zete e Calais, entrambi divini in quanto figli di Borea, inseguirono le arpie in volo per ucciderle, e adempiere cosí a un’antica profezia. Aellopode, durante l’inseguimento, trovò la morte cadendo nel fiume che da allora è chiamato Arpi; e Ocipete cadde morta sulle isole Strofadi, sfinita dall’inseguimento. L’inseguimento fu però fatale anche a Zete e Calais, che pure caddero morti. Quanto all’oscura Celeno, di certo nella sua fuga giunse anch’ella nelle isole Strofadi, ed è qui che la incontrerà Enea molti anni dopo. Comunque, non tornò mai piú a tormentare Fineo.

24 novembre 2011


Questo testo è proprietà intellettuale dell’autore, Ferruccio Sardu. La sua riproposizione, anche parziale, implica la citazione della fonte.


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