Figlia di Iperione e Teia, Eos è la divinità che personifica l’aurora. Insieme ad Astreo ha generato gli astri, nonché i quattro venti: Borea,
Noto, Euro e Zefiro; non è però una consorte fedele, e questo fatto le ha portato qualche sventura. Avvenne infatti che si invaghisse di Ares, e con
lui consumasse una breve relazione; ed ebbe la sventura di essere sorpresa a letto con il suo amante proprio dalla gelosissima Afrodite. La dea dell’amore la
puní facendo sí che ella si innamorasse continuamente, e da allora Eos non smette di invaghirsi dei mortali; ogni volta che si innamora di un uomo
lo rapisce e lo porta con sé. Cosí accadde che ardesse d’amore per Orione; e in seguito per Cefalo. La sua passione per il giovane troiano Titono fu
tale che ella ottenne per lui l’immortalità dal padre degli dèi. Purtroppo però scordò di chiedere che godesse anche dell’eterna
giovinezza, sicché egli continuò a invecchiare, e per molto tempo Eos lo dovette accudire. Alla fine Titono si era ridotto a un vecchio orribilmente
raggrinzito, e la dea si stancò di occuparsene: lo rinchiuse in una stanza e se ne disinteressò. Si dice che in seguito Titono si tramutò in
cicala.
27 novembre 2011
Questo testo è proprietà intellettuale dell’autore, Ferruccio Sardu. La sua riproposizione, anche parziale, implica la citazione della fonte.
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