Dopo
la morte di Balder uno degli æsir, il cui nome è Hermóðr, decise di fare un disperato tentativo di riportare in vita il dio della luce.
Chiese dunque a Óðinn di prestargli il suo destriero Sleipnir, e cavalcò alla volta di Hel. Dovette cavalcare per nove giorni e altrettante notti, fino a che giunse al fiume
Gjöll, che segna il confine tra Ásgarðr e Hel. Attraversò il fiume passando sul ponte Gjallarbrú, che è ricoperto d’oro e sorvegliato dalla fanciulla
Móðguðr; e mentre attraversava il ponte, sul quale i vivi mai transitano, il suo peso lo faceva rimbombare. Questo fatto suscitò la curiosità di
Móðguðr;, che si stupí anche del colorito di Hermóðr, che le ricordava quello dei vivi. Egli le spiegò perché si trovasse lí, e le
domandò se avesse visto passare Baldr; la fanciulla gli confermò che il dio era passato sul ponte di recente, e gli indicò il sentiero per entrare in Hel. Proseguendo
nel suo viaggio, Hermóðr si trovò di fronte Helgrind, il cancello di Hel, che dovette scavalcare con un balzo: poiché altrimenti non avrebbe potuto piú lasciare
il reame dei morti. Infine, giunse al cospetto di Hel e le espose la sua richiesta.
Sorprendentemente, Hel acconsentí a far tornare in vita Baldr, ponendo un’unica condizione: che tutte le creature di Miðgarðr, sia quelle ancora in vita che quelle già
morte, piangessero per la sorte del dio della luce. Cosí Hermóðr fece ritorno ad Ásgarðr e riferirí a Óðinn la risposta della guardiana del regno
dei morti. Informate della condizione poste da Hel, tutte le creature di Miðgarðr piansero per Baldr: gli uomini e gli animali, le piante e perfino le pietre: solo una gigantessa, il cui
nome era Þökk, rifiutò di versare per Baldr anche una sola lacrima. Fu cosí che Baldr dovette restare nel regno dei morti, da cui farà ritorno solo dopo che i
Ragnarök saranno compiuti.
19 ottobre 2014
Questo testo è proprietà intellettuale dell’autore, Ferruccio Sardu. La sua riproposizione, anche parziale, implica la citazione della fonte.
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