Curiosità linguistiche
A priori, a posteriori
Quante volte capita di udire le espressioni latine a priori, a posteriori, nonché la (a mio avviso) orrenda a fortiori, che grossomodo significherebbe «a maggior ragione»?
Ora, il problema con queste espressioni è che violano una ben nota regola della grammatica latina: ovvero che gli aggettivi di grado comparativo (tali sono prior, prius e posterior, posterius) hanno sempre ablativo in -ĕ¹; e che si tratti di forme di ablativo è evidente, data la premessa della preposizione a. Insomma, lasciando in sospeso la questione della terminazione dell’ablativo, il significato delle due espressioni è: «da ciò che precede» e «da ciò che segue».
La spiegazione dell’apparente violazione delle regole è in verità molto semplice: si tratta di locuzioni che nella lingua latina non hanno mai avuto cittadinanza, ma che sono entrate nell’uso a partire da un linguaggio settoriale, quello filosofico del medioevo. Dal punto di vista del latino classico si tratta dunque di veri e propri strafalcioni, ma il bello delle lingue è anche la loro capacità di accogliere nel proprio seno gli errori e dar loro cittadinanza.
- Al grado positivo gli aggettivi della II classe latina hanno sempre ablativo in -ī, ma ciò dipende dal fatto che si tratta di temi in -i, mentre il grado comparativo è formato con un suffisso -ius, per cui si tratta di temi consonantici, che hanno sempre ablativo in -ĕ.