Mitologia romana
Vulcano
Vulcano (Volcānus in latino) è nella religione romana il dio del fuoco, visto come forza distruttrice: la sua funzione va dunque distinta da quella di Vesta, divinità
femminile preposta alla cura del focolare. A Roma si celebravano i Volcanalia, una festa di fine estate (cadeva il 23 agosto) volta a propiziarsi il favore del dio affinché
proteggesse i raccolti dagli incendi. Durante i Volcanalia era uso gettare tra le fiamme dei piccoli pesci, offrendo le loro vite per placare il nume. In questo senso i pesci rappresenterebbero
delle vittime vicarie, offerte cioè in cambio delle vite umane che il fuoco devastatore avrebbe potuto reclamare.
Non si trovano miti specifici su questo dio, benché in una fase tarda egli sia stato assimilato al greco Efesto, acquisendone le caratteristiche di dio fabbro. Per quanto riguarda
l’origine del culto di Vulcano, esistono tradizioni discordanti: la costruzione del primo tempio dedicato al dio sarebbe da attribuire a Romolo, ma una tradizione attribuisce a Tito Tazio
l’introduzione del suo culto. In ogni caso si risalirebbe ai primissimi anni dopo la fondazione della città. È opinione di Robert Graves che Vulcano sia da accostare al dio
cretese Velchanos, una divinità che aveva come emblema un gallo (“emblema appropriato per un eroe solare”, nelle parole del Graves¹) e che con il tempo sarebbe stata assimilata allo stesso Zeus. Secondo questa linea di pensiero, si tratterebbe dunque di un culto mediterraneo piuttosto antico, giunto a Roma per il tramite di Creta.
- Robert Graves, I miti greci, Longanesi 1995. 92,1.