Tra le piú inquietanti figure femminili della mitologia greca, merita menzione Arpalice, figlia di Climeno ed Epicasta.
Arpalice fu vittima dell’insana passione del padre, che le usò violenza. In seguito fu data in sposa ad Alastore, ma ancora preso dai suoi desidori incestuosi Climeno le fece nuovamente violenza.
Arpalice rimase incinta, e diede alla luce un bambino. Tali creature, che sono al contempo figli e fratelli della propria madre, offendono gli dèi e rappresentano μίασμα, cioè
abominio. Arpalice uccise il bambino, e dopo averlo cotto lo imbandí a Climeno, che se ne nutrí. In seguito questi, sconvolto, si diede la morte. Arpalice fu invece trasformata nell’uccello notturno chiamato
calcide. Si dice che la calcide voli nel sonno
e non si desti mai; e che la sua vicinanza induca il sonno negli uomini.
Nel nome stesso Ἁρπαλύκη è adombrata la feroce natura vendicativa della donna: esso risulta dall’unione del sostantivo ἅρπη, «nibbio» e del sostantivo λύκη, «lupa».
23 ottobre 2011
Questo testo è proprietà intellettuale dell’autore, Ferruccio Sardu. La sua riproposizione, anche parziale, implica la citazione della fonte.
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