La ninfa Eco fu amante del dio Pan, e gli generò una figlia di nome Íunge. In seguito commise una grave mancanza nei confronti della vendicativa Era: si
adoperò infatti per distrarre la dea con sciocchi racconti mentre le ninfe della montagna, che Era voleva punire per essere state amanti di Zeus, si
mettevano in salvo. Esasperata, Era volle punire Eco per i suoi sproloqui, condannandola a ripetere sempre stupidamente le ultime parole che udiva. Accadde in seguito
che la ninfa si innamorasse del bellissimo Narciso, mortale dal quale era in effetti conquistato chiunque, uomo o donna, che fosse, lo vedesse: e neanche Eco
sfuggí alla regola. Sulla ninfa gravava però la maledizione di cui abbiam detto: un giorno la sventurata seguí il suo amato in una foresta,
desiderosa di parlargli, ma non riuscí a far altro che ripetere le parole di lui. Egli intuí comunque le intenzioni della ninfa e la respinse. E lei
da allora è rimasta in solitudine, e si aggira per le valli. Nessuno può vederla, ma ancora ripete le parole che sente gridare in mezzo ai monti.
14 dicembre 2011
Questo testo è proprietà intellettuale dell’autore, Ferruccio Sardu. La sua riproposizione, anche parziale, implica la citazione della fonte.
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