Sono cinque, nella mitologia greca, i fiumi che scorrono negli Inferi.
L’Odissea ci fornisce alcune informazioni importanti; leggiamo i versi 513-515 del X libro del poema:
ἔνθα μὲν εἰς Ἀχέροντα Πυριφλεγέθων τε ῥέουσιν
Κωκυτός θ’, ὃς δὴ Στυγὸς ὕδατός ἐστιν ἀπορρώξ,
πέτρη τε ξύνεσίς τε δύω ποταμῶν ἐριδούπων.
Per l’interpretazione dei versi, serviamoci della bella traduzione di Ippolito Pindemonte:
Rupe ivi s’alza, presso cui due fiumi
S’urtan tra lor romoreggiando, e uniti
Nell’Acheronte cadono: Cocito,
Ramo di Stige, e Piriflegetonte.
Vediamo qui citati quattro dei cinque fiumi, e apprendiamo che dallo Stige si dirama il Cocito, e che il Cocito e il Piriflegetonte sono affluenti dell’Acheronte.
Il nome greco del Cocito, Κωκυτός può essere interpretato come
Fiume dei lamenti. Il suo nome riporta infatti alla radice
del verbo κωκύω, che significa “gemere”. Le sue acque sono gelide: il Cocito è forse un fiume di ghiaccio.
Il Piriflegetonte, il cui nome significa
Ardente di fuoco, è noto anche e soprattutto come Flegetonte (ossia
Ardente). Se il suo nome è interpretato
letteralmente, il Piriflegetonte va inteso come un fiume di fuoco.
Dello Stige sappiamo che le sue acque avevano poteri magici: gli dèi erano soliti giurare al cospetto di una brocca contenente la sua acqua¹, che
Iris provvedeva a prelevare e portare sull’Olimpo; cosí giura ad esempio Era nell’Iliade. Si trattava di un giuramento solenne,
il mancato rispetto del quale avrebbe esposto il dio spergiuro a terribili castighi, fra cui la perdita del respiro e della possibilità di alimentarsi, e una lunghissima
segregazione dalla comunità olimpica. Fu pure nelle acque dello Stige che Achille, appena nato, fu immerso dalla madre Teti, affinché gli fosse conferita l’invulnerabilità.
Il nome di questo fiume, Στύξ, potrebbe essere connesso con la radice del verbo στυγέω, che significa “odiare”.
L’Acheronte è il fiume che le anime dei defunti devono attraversare per recarsi negli Inferi. Le sue acque sono stagnanti e melmose. Le anime dei morti sono traghettate da una riva
all’altra da Caronte. Sappiamo che Acheronte fu un tempo un titano, figlio di Gea, ma fu condannato da Zeus a mutarsi in un fiume sotterraneo per aver offerto da bere ai giganti.
Scorreva negli Inferi anche un quinto fiume, il Lete, le cui acque venivano bevute dai defunti, che cosí dimenticavano la loro vita terrena. Il nome greco del fiume,
Λήθη, risale in effetti alla medesima radice che genera il verbo λανθάνω, il cui significato è appunto
“dimenticare”. Si dice che la dea Lete, figlia di
Eris, volle dare il proprio nome alla sorgente del fiume.