Mitologia greca
Dafni



Tra i miti minori della cultura ellenica, vi è una vicenda che pochi conoscono, ma che merita di essere raccontata: la triste vicenda di Dafni.
Egli era un giovane di bell’aspetto, e un semidio. Suo padre era infatti Ermes, che lo aveva generato unendosi con una ninfa. Nessuno dei due genitori ritenne però di prendersi cura del figliolo, e dopo il parto egli fu abbandonato dalla madre in un bosco di lauri, in una valle della Sicilia. Fu qui raccolto da dei pastori, che lo adottarono e vollero dargli il nome di Δάφνις, che è poi la parola con cui si designa la bacca dell’alloro¹.
Il bimbo crebbe e divenne un giovane di straordinaria bellezza, che suscitava l’amore nelle dee e nelle donne mortali. Ma fu caro anche agli dèi: dal dio Pan apprese l’arte di suonare la siringa, e si dice che fu lui l’inventore del canto bucolico, che tanta diffusione avrebbe avuto in quelle terre. Tra gli dèi, anche Apollo e Artemide, lo ebbero particolarmente caro, e spesso si accompagnarono a lui.
Dafni amò la ninfa Nomia, che gli profetizzò che se le fosse stato infedele avrebbe perduta la vista; un giorno accadde che una giovane, o forse una ninfa, chiamata Chimera, approfittò della sua ubriachezza e lo sedusse. E da quel momento, Dafni non vide piú. Per qualche tempo il giovane cantò tristi canzoni, deplorando la propria sventura; e infine pose fine alla propria vita gettandosi da una roccia. Per molto tempo ancora egli fu ricordato, e in sua memoria furono offerti sacrifici in prossimità di una fonte.
  1. L’alloro, nel dialetto dorico, è chiamato δάφνα, dal nome della ninfa Dafne che la Madre Terra sottrasse alla violenza di Apollo, portandola sull’isola di Creta e lasciando al suo posto un rametto di quella pianta.

15 ottobre 2014


Questo testo è proprietà intellettuale dell’autore, Ferruccio Sardu. La sua riproposizione, anche parziale, implica la citazione della fonte.


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