Curiosità linguistiche
Il verbo venire



Un verbo di uso piuttosto comune, e dotato di diversi significati, è in italiano venire. Come è manifesto, procede dal verbo latino vĕnĭo (infinito vĕnīre), di cui ha mantenuto il significato fondamentale. Tra le varie accezioni del verbo ne va ricordata però una in particolare, che ha una certa diffusione d’uso, soprattutto nella lingua di tutti i giorni: quella di aver prezzo, costare. È normale, ad esempio, dire che il pane viene due euro al chilo o espressioni simili. Si noti che quest’uso è tutto sommato limitato, dal momento che non è solitamente riferito al costo di una prestazione professionale o di un bene di valore: in effetti si può sottolineare che venire si riferisce non tanto a ciò che è pagato quanto piuttosto a ciò che è venduto.
Il che è perfettamente coerente con l’etimologia del verbo che, in questa particolare accezione, continua un altro verbo latino: vēnĕo (infinito vēnīre), anomalo e composto del verbo ĕo (infinito īre), che significa per l’appunto «essere venduto» e funziona da un punto di vista logico come passivo del verbo vēndo (infinito vēndĕre).
I due verbi latini, vĕnĭo e vēnĕo, si sono dunque confusi nel passaggio all’italiano: al primo risalgono la maggior parte dei significati, e pure le forme che, presentando un vocalismo radicale aperto, presuppongono una originaria vocale breve latina: ma è al secondo dei due verbi che dobbiamo, se non la derivazione formale, almeno il significato di cui abbiamo detto.

6 dicembre 2011


Questo testo è proprietà intellettuale dell’autore, Ferruccio Sardu. La sua riproposizione, anche parziale, implica la citazione della fonte.

← Precedente     Successiva →


linea

Torna al menu delle Curiosità Linguistiche