Mitologia romana
Minerva
È la dea degli artigiani, delle professioni e delle arti; sommamente venerata a Roma come componente della triade capitolina, Minerva divenne ben presto anche guaritrice e patrona dell’arte medica, e Minerva Medica è l’epiteto che la designa in questa veste. La sua posizione nella triade capitolina pone alcuni problemi: la nuova triade, che soppianta quella piú arcaica costituita da Giove, Quirino e Marte, è ora costituita (forse per influenza della religione etrusca) da una triade composta da Giove e due divinità femminili: Giunone e, appunto, Minerva. Mentre la religione arcaica non aveva preso in considerazione l’ipotesi di rapporti familiari fra le divinità, ora Giunone è considerata consorte di Giove; quanto a Minerva la sua posizione nella triade non sembra riflettere rapporti di parentela con le due altre divinità. Il nome che la designa è nella sua forma piú antica
Menerua, e mostra una probabile derivazione falisca¹. La radice latino/falisca a cui il nome risale è con ogni verisimiglianza quella indogermanica *MN/MEN/MON, che troviamo in una grande quantità di verbi e sostantivi latini, ad esempio nel verbo memini «ricordo» e nel suo corrispondente causativo moneo «faccio ricordare»; e in un sostantivo come mens «intelligenza». Alcuni mettono in discussione questa derivazione accostando invece il nome della dea alla radice indoeuropea *MĒN- indicante la luna (e vedendo in Minerva una originaria divinità lunare): ma si tratta di un’ipotesi linguisticamente debolissima e sostanzialmente inaccettabile, in considerazione del fatto che la vocale breve del nome falisco Mĕnerua riporta esattamente alla radice di mĕns, piuttosto che alla radice *MĒN/MŌN-, che ha vocalismo lungo. Errore diffuso e ipotesi nient’affatto necessaria: Minerva è proprio la dea dell’intelletto², e non ci sorprende che assuma importanza nella religione romana in una fase posteriore a quella arcaica: rispetto alla società agricola e guerriera delle origini, che non aveva attenzione per una divinità dell’intelletto, nella Roma della fase finale della monarchia assumono maggiore importanza le arti e le opere della tecnica: inevitabilmente Mĕnerua soppianta nel cuore dei romani i piú arcaici Marte e Quirino. Anche l’idea di una dea totalmente importata dall’Etruria non è corroborata da prove, dunque è debole l’ipotesi che il nome non proceda da una radice indoeuropea.
L’identificazione successiva con Atena porta a Minerva altri attributi, come quello di dea della guerra; anche questo fatto ha portato a fraintendimenti, come quello di negare l’italicità della dea, considerandola quasi una copia carbone di Atena.
Minerva veniva festeggiata il 19 marzo dalle corporazioni artigiane; con il tempo, la sua prerogativa di patrona delle abilità tecniche, artistiche e artigiane, la portò ad essere considerata dea della saggezza³.
- Il falisco, lingua della vicina città di Falerii, presenta sostanziali affinità con il latino, ma la cultura della città risente in maniera importante dell’influenza dei vicini etruschi.
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- Uso il termine intelletto piú che intelligenza, poiché mi pare che rifletta meglio il caratteri della dea, e soprattutto le caratteristiche che il popolo romano, portato a una concezione delle capacità intellettive piú pratica che speculativa, proiettava in lei.
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- Il che però era già in embrione una sua proprietà fin dai tempi piú remoti.
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