L’arcaica triade indoeuropea costituita da Giove, Marte e Quirino fu soppiantata, quando i romani giunsero a contatto con le popolazioni mediterranee, da una nuova triade, che tradizionalmente è definita
capitolina, poiché le era consacrato un tempio sul colle Campidoglio. Di questa triade facevano parte, cosa nuova, due divinità femminili: il contatto con i popoli mediterranei aveva forse mutato la sensibilità dei romani: e le divinità femminili da sempre avevano un ruolo preminente fra questi popoli. Oltre a Minerva, ora accanto a Giove sedeva Giunone, e come sua consorte: fatto anche questo nuovo, dal momento che i romani non tendevano ad attribuire agli dèi i comportamenti tipici degli esseri umani.
Giunone,
Iuno in latino, è per prima cosa la dea che presiede alla forza vitale; il suo stesso nome ci riporta alla radice indoeuropea *YEU- che designa proprio la forza vitale (e giovanile); radice che in latino ritroviamo nell’aggettivo
iuvenis, e che è ben attestata in numerose altre lingue indogermaniche.
Giunone è inoltre protettrice delle donne: è sotto la sua tutela in particolare il matrimonio, e con l’epiteto di
Iuno Lucina è poi lei la dea a cui si raccomandano le puerpere. Ancora, realizzandosi in una pluralità di
iunones ella è, individualmente, protettrice di ogni donna: come i
genii lo son degli uomini. È anche
colei che avverte (o
che riporta alla memoria?) e questo le vale l’epiteto di
Iuno Moneta; sicuramente in una circostanza Giunone avvertí i romani: al tempo dell’invasione dei Galli, nel 390 a.C., tramite lo starnazzare delle oche del Campidoglio.
La dea era festeggiata in occasione della festa denominata
Matronalia, che cadeva il giorno delle calende di marzo. Si dice che quella data commemorasse anche la pace fra romani e sabini: una pace che, non casualmente, fu solo merito delle donne; certamente assistite proprio da Giunone.
15 dicembre 2011
Questo testo è proprietà intellettuale dell’autore, Ferruccio Sardu. La sua riproposizione, anche parziale, implica la citazione della fonte.
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