Mitologia nordica
Freyja
Freyja è una delle piú importanti divinità nordiche. In origine appartenente alla stirpe dei vanir, è figlia di Njörðr e sorella
di Freyr. Con il padre e il fratello fu accolta in seno alla stirpe degli æsir e divenne una delle divinità supreme: sua prerogativa è
presiedere all’amore e alle arti magiche benefiche. Ha anche insegnato agli æsir determinate pratiche di magia che in passato erano note solo ai vanir: anche
per questo motivo è molto rispettata, sia dagli altri dèi sia dagli uomini. Come tutti i vanir è legata alla fecondità e alla vita. In
passato fu amante di suo fratello Freyr, ma tra gli æsir le relazioni tra fratello e sorella non sono ammesse, quindi Freyja prese come sposo il dio
Óðr. La dimora della dea è detta Fólkvangr, qui si trova la sua sala, denominata Sessrúmnir.
Freyja è bellissima ed estremamente passionale. Tuttavia è da respingere l’accusa che un giorno le fece Loki dopo essersi ubriacato, cioè
di andare a letto con tutti gli dèi: ella è innamoratissima di suo marito, e si dice che pianga lacrime d’oro ogni volta che lui si allontana. In
quelle circostanze la dea prende a cercarlo per ogni dove, viaggiando sul suo carro trainato da due gatti. Con Óðr ha anche avuto due figlie, i cui nomi
sono Hnoss e Gersimi.
Freyja è stata spesso concupita dai giganti, che non aspettano altro che poter mettere le mani su di lei¹. Si racconta a questo proposito che, dopo
la guerra tra æsir e vanir, essendo il recinto di Ásgarðr stato danneggiato, un gigante si offrí di costruirne uno nuovo entro l’inverno.
Ripristinare le difese di Ásgarðr era fondamentale, ma il prezzo che il gigante chiedeva era davvero alto: egli voleva per sé Freyja, Máni
e Sól. Gli dèi acconsentirono alla sua richiesta, convinti che comunque il gigante non sarebbe riuscito a portare a termine il lavoro nel tempo stabilito.
Purtroppo però il gigante lavorava con gran lena, e grazie alle doti del suo poderoso cavallo Svaðilfœri, che trasportava ingenti quantità di
pietre, procedeva nella costruzione del recinto a grande velocità. Quando il termine dell’accordo stava per scadere, il muro era ormai quasi ultimato: il solo
cancello doveva ancora essere costruito.
A rimediare provvide, come sovente avviene, il dio Loki, che ordí un inganno ai danni del gigante: assunta la forma di una meravigliosa puledra, attirò
l’attenzione di Svaðilfœri, che si lanciò al suo inseguimento. Il gigante, che non voleva perdere il suo splendido destriero, li inseguí e
cosí facendo perse tempo prezioso, e non riuscí ad ultimare il lavoro. Cosí Freyja fu salva.
Quanto a Loki, raggiunto infine da Svaðilfœri, soggiacque al suo desiderio in forma di puledra², e da quell’unione nacque un bellissimo cavallo
il cui nome è Sleipnir. Si dice che sia il miglior cavallo mai esistito, e Óðinn stesso lo ha voluto per sé.
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Quello di una dea della fecondità rapita o concupita dalle forze dell’oscurità è un tema mitologico ricorrente: si pensi al mito di Persefone
rapita da Ade, o anche (nell’ambito della mitologia nordica) al tentativo del gigante Þjazi di avere per sé Iðunn.
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Loki è notoriamente incline ai comportamenti omosessuali nonché a pratiche sessuali turpi. Il fatto che indulga all’accoppiamento con un cavallo non
deve quindi sorprendere.