Le tre moire, figlie della dea Ananke, ovvero dell’assoluta necessità, sono una delle tante triadi divine che popolano la mitologia greca.
I loro nomi sono Cloto, Lachesi e Atropo; vestono di bianco, e sovraintendono al destino degli dèi e dei mortali. Piú che in ogni altra divinità
in loro si incarna l’ordine delle cose. È loro il compito di assegnare un destino ai mortali, e lo svolgono in modi che gli uomini non possono
comprendere: ma quando il destino è fissato, nessuno può sfuggirgli. Anche gli olimpici devono sottostare alle loro decisioni: spetta loro assegnare
compiti e prerogative perfino agli dèi. Si dice pure che le moire abbiano dato il via all’invenzione dell’alfabeto pelasgico, creando i segni che rappresentano
cinque vocali.
Cloto fila su un fuso il filo della vita, e Lachesi lo distende e lo misura: è compito di Atropo, la piú temibile delle tre, recidere il filo e,
quando ciò avviene, la vita dei mortali ha termine.
In certi casi le moire si degnano di comunicare con i mortali, ma ciò è molto raro: si dice che apparvero alla regina Altea di Calidone, per
informarla che suo figlio Meleagro, che era probabilmente prole di Ares, sarebbe vissuto solo finchè un tizzone del focolare non si fosse consumato per intero.
Altea gettò il tizzone nell’acqua, e Meleagro visse fino al momento in cui esso fu nuovamente gettato nel fuoco.
Molti popoli conoscono le moire: dai romani esse son dette
parche, e nella mitologia nordica le
norne sono il loro equivalente.
25 ottobre 2011
Questo testo è proprietà intellettuale dell’autore, Ferruccio Sardu. La sua riproposizione, anche parziale, implica la citazione della fonte.
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